Bologna, 12 agosto 2022
(avv. Antonello Tomanelli)
La centrale nucleare di Zaporizhzhia, con i suoi 5.800 MW di produzione elettrica, è la più grande d’Europa. Ma con Zaporizhzhia ha in comune soltanto il nome, perché sorge a Enerhodar, sulla sponda opposta del fiume Dnepr, a circa 50 km dalla città di Zaporizhzhia. La centrale è da mesi nelle mani dell’esercito russo, che coordina al suo interno il lavoro dei tecnici ucraini per mandarla avanti.
Qualcuno la sta bombardando. Kiev dice che a bombardarla sono i Russi. Ma non serve una particolare intelligenza, né una eccellente predisposizione al ragionamento logico, per comprendere che si tratta di sciocca propaganda. Se i Russi la controllano, significa che la vogliono, ovviamente per l’enorme quantità di energia che produce. Perché mai, dunque, dovrebbero bombardarla, se non a causa di un disastroso effetto psicologico del conflitto, che avrebbe reso i Russi autentici scemi di guerra.
Risolto lo stupido quesito, rimane da chiedersi come va inquadrato il comportamento dell’esercito ucraino, consistente nel bombardare la centrale nucleare.
Quando, nell’anno 1949, furono sottoscritte le quattro Convenzioni di Ginevra, le centrali nucleari non si sapeva nemmeno cosa fossero. La prima fu costruita nel 1956 nell’Idaho, USA, dove un agglomerato urbano chiamato Atomic City sorse appositamente per ospitare tecnici, operai e loro familiari. Ma la Convenzione di Ginevra per la Protezione delle Persone Civili in Tempo di Guerra, tutelando chi non partecipa al conflitto armato, deve necessariamente valere anche per quei milioni di civili che subirebbero i disastrosi effetti della distruzione di una centrale nucleare che produce il doppio dell’energia di quella di Chernobyl.
Se è vero che l’art. 19 della citata Convenzione di Ginevra consente ad una parte belligerante di bombardare i civili quando tra di essi si nasconde e opera il nemico che ricorre alla triste pratica degli scudi umani, è altrettanto vero che la presenza di truppe russe in prossimità della centrale nucleare non ha come fine quello di dissuadere il nemico dall’attaccare, o peggio ancora di istigarlo a massacrare la popolazione civile per poi sputtanarlo di fronte alla comunità internazionale. L’unico fine è quello di mantenere il controllo della centrale nucleare così da sfruttarne l’enorme quantità di energia.
Ne deriva che né l’esercito ucraino, né Zelensky, potrebbero mai invocare l’art. 19 della Convenzione di Ginevra. E che bombardare la centrale nucleare di Zaporizhzhia, nella piena consapevolezza delle disastrose conseguenze che ciò comporterebbe per la popolazione civile ucraina (ma non solo ucraina), va considerato crimine di guerra.