Bologna, 6 giugno 2023
(avv. Antonello Tomanelli)
Un’altra deplorevole performance della tennista ucraina Elena Svitolina al Roland Garros. Non parlo di quella sportiva, perché sulla terra rossa di Parigi ha dato filo da torcere alla bielorussa Aryna Sabalenka, che alla fine ha prevalso con il punteggio di 6-4 6-4, passando così alle semifinali. Mi riferisco alla ennesima stretta di mano negata.
Ma questa volta la scena è stata alquanto spettacolare. La bielorussa, dopo aver esultato verso il pubblico, ha platealmente atteso la rivale appoggiandosi alla rete e guardandola negli occhi con un sorriso vagamente sardonico, probabilmente intuendone l’imminente comportamento.
Infatti, l’ucraina non l’ha nemmeno degnata di uno sguardo, dirigendosi a passi ben distesi verso la postazione dell’arbitro, al quale solamente ha stretto la mano. Per poi prendere mestamente la via degli spogliatoi, mentre una buona parte del pubblico la fischiava sonoramente.
Va notato che fino a pochi mesi fa le tenniste ucraine si limitavano a incrociare la racchetta dell’avversaria in segno di saluto, russa o bielorussa che fosse. Meglio di niente, verrebbe da dire. Ora, nemmeno quello.
Queste atlete hanno un missile ucraino puntato sulla nuca, che le costringe ad attuare una eclatante forma di discriminazione: russe e bielorusse vanno poste pubblicamente su un piano di inferiorità per il solo fatto di appartenere a un gruppo, a una nazione, a prescindere da una loro colpa o da un loro effettivo comportamento. Così da non meritarsi né uno sguardo, né tanto meno una stretta di mano.
Ricordiamoci che Kiev di discriminazioni se ne intende.
1 comments On Una discriminazione sul campo da gioco
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