Quel furbacchione di Putin

Bologna, 20 settembre 2025

(avv. Antonello Tomanelli)

Pare che tre Mig russi abbiano sconfinato per una decina di minuti nello spazio aereo dell’Estonia, paese con la tessera NATO, per poi allontanarsi non appena identificati da due F-35 italiani. Insomma, il genere di film già visto in Polonia giorni fa, ma con protagonisti diversi. Questi non erano droni, ma aerei veri, che per quanto trapelato volavano con il trasponder spento.

Il fatto, di per sé, non è così grave, ma ha un significato politico preciso.

Nonostante i media si straccino le vesti nel volerci convincere che le mire di Putin non sono soltanto sull’Ucraina, ma sull’intera Europa, in realtà il presidente russo non ha alcuna intenzione di arrivare ad uno scontro diretto con l’Occidente, che potrebbe trasformarsi in un conflitto nucleare destinato a distruggere parte dell’Europa, ma anche parte della Russia.

Vuole solo esercitare una pressione sull’elettorato europeo moderato, alimentando un timore permanente della guerra, senza tuttavia nemmeno avvicinarsi a farla scoppiare. Ciò incrementerà ulteriormente, mandandolo ben oltre l’attuale 32-35% fornito dai sondaggi, i bacini elettorali di Farage in Gran Bretagna, Le Pen e Bardella in Francia, Weidel in Germania, tutti leader che hanno più volte annunciato non solo di essere totalmente contrari ad uno scontro con la Russia, ma anche di volerci intrattenere buoni, solidi e proficui rapporti, una volta al potere.

I media, invece, enfatizzano eventi come quello estone e polacco, diffondendo così tra la gente la sensazione che presto il peggio potrebbe venire, senza però capire che gli europei saranno sempre più portati ad andare alle urne con in testa qualcuno che lo spettro di una terza guerra mondiale, anziché concretizzarlo, lo allontani.

Alla fine, questi media finiscono, loro malgrado, per fare il gioco di Putin, che non vede l’ora di riprendere i rapporti commerciali con l’Europa, oggi soggetto più debole che mai agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, con quel falco di Macron, già in caduta libera nei sondaggi, costretto oggi a subire l’umiliazione di dover dimostrare a un giudice americano che sua moglie, Brigitte, non è mai stata un uomo.

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