Bologna, 4 giugno 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
«Le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farli». E’ la frase pronunciata stamane da Gianni Berrino, senatore di Fratelli D’Italia, durante la discussione sul nuovo ddl sicurezza, sul punto che prevede la possibilità (ma l’obbligo nei casi più gravi) che la donna incinta o madre di un bambino di età inferiore ai tre anni, destinataria di un provvedimento restrittivo della libertà personale, possa essere condotta in un istituto a custodia attenuata.
La frase era rivolta a quelle donne incinte che sono solite praticare il borseggio, con particolare focalizzazione nelle stazioni e nei siti ad alta attrazione turistica, e per le quali oggi il codice prevede ancora un divieto assoluto di custodia cautelare in carcere.
Terminata la frase, tra le fila dell’opposizione è scoppiato un bordello. Pare che il senatore in questione si sia già distinto in passato in dichiarazioni un po’ sopra le righe. E, come può agevolmente notarsi, la faccia da intelligente non ce l’ha assolutamente. Tuttavia, cosa possa esserci di scandaloso in un’affermazione del genere, è un mistero che nessuno riuscirà mai a svelare.
Certo, è difficile dimostrare che una donna concepisca figli al solo scopo di evitare il carcere, come invece il senatore ha voluto insinuare. In ogni caso, una donna che elegge a propria occupazione il girovagare per le stazioni, con il pancione o il figlio in saccoccia, al fine di rovistare nelle altrui borse, è chiaro che sta strumentalizzando la propria condizione, riuscendo in tal modo soltanto a garantire al figlio una crescita poco dignitosa e tanto problematica.
Pertanto, scatenare una bagarre solo perché qualcuno ha voluto esprimere un pensiero elementare, persino ovvio, significa non provare alcun imbarazzo nel voler difendere l’indifendibile. Verrebbe da pensare, come peraltro ampiamente dimostrato per altre categorie, e nemmeno in maniera celata, che qui si voglia eleggere la platea formata da queste signorine dalla mano lesta a serbatoio di voti, unitamente a coloro che, vittime di un incomprensibile spirito solidaristico, tendono ad ascrivere le suddette ad una sorta di categoria protetta.
Perché se in generale la donna incinta e le madri vanno protette in un’ottica di salvaguardia del nascituro e del neonato, non si vede come questi ultimi possano venire salvaguardati risparmiando alla madre la custodia in un istituto, ma lasciandola completamente libera di borseggiare tenendoli in grembo o in braccio.