Bologna, 3 febbraio 2024
(avv. Antonello Tomanelli)
Certo che la questione di Ilaria Salis sta diventando davvero curiosa. Abbiamo una maestra che nel febbraio 2023 si ritrova a Budapest insieme a un gruppo anarchico che si fa chiamare Hummerbande (la banda del martello), bollato dalla magistratura tedesca come associazione per delinquere.
Partecipa all’aggressione ai danni di un neonazista. Dai nostri media filtra la notizia che al neonazi i medici gli hanno dato una prognosi di soli 8 giorni. Ma secondo le foto che circolano, gli hanno letteralmente cambiato i connotati.
Al processo la Salis viene portata davanti alla Corte con una sorta di guinzaglio, ammanettata e con due cavigliere; mentre a pochi metri da lei, un individuo poco rassicurante, in tuta mimetica e con un passamontagna calato sul volto, non la perde mai di vista.
Ma Ilaria ha un buon aspetto. Nessuna traccia di maltrattamenti, tanto meno di torture. Addirittura sorride.
Chi da sempre cerca il pretesto per attaccare Orban parla di trattamento degradante. E incominciano a spuntare come funghi le dichiarazioni sulle celle infestate da topi e cimici. Cosa stranamente mai rilevata prima dalla UE, che ha notificato all’Ungheria una miriade di procedure di infrazione per i più disparati motivi, incluse le violazioni di diritti umani, da quando Orban ha fatto capire di non avere la minima intenzione di mettersi contro la Russia di Putin.
Il governo italiano ha gioco facile nello spiegare che non è possibile, nemmeno tramite Orban, interferire in un processo in corso a Budapest, stante l’autonomia della magistratura ungherese. Ma dice anche qualcosa sulla italianità della Salis: una cittadina non va mai abbandonata. E chiede garanzie almeno sul trattamento carcerario, che Orban non esita a concedere.
Finirà che Ilaria Salis verrà condannata, e in tempi ragionevoli espulsa dall’Ungheria.
A chi oggi punta il dito contro il sistema ungherese va riconosciuto il merito di aver scorto nel comportamento del governo Meloni una contraddizione non da poco. Ovvero, può lasciare perplessi sentir parlare di pieno rispetto della autonomia della magistratura ungherese da parte di un governo che vede la propria come il fumo negli occhi.
Però, siamo sicuri che, a parti invertite, noi questa non la vivremmo come un’ingerenza negli affari interni dello Stato italiano e un tentativo di farci diventare ancora più sottomessi e meno sovrani di quanto siamo già?
Personalmente storco sempre il naso quando vedo il governo italiano lasciare che siano le corti USA a giudicare i reati commessi dai loro soldati di stanza in Italia, rinunciando a quella giurisdizione che in molti casi la Convenzione di Londra del 1951 le attribuisce.
Allo stesso modo, non gioii nel vedere la tracotante Illary Clinton lanciare anatemi contro il sistema giudiziario italiano per tirare fuori dai guai Amanda Knox, dopo aver compreso che la giustizia italiana, avendola condannata a 27 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, non stava affatto scherzando.
E allora, se vogliamo essere coerenti, incominciamo a rispettare gli altri ordinamenti.