Bologna, 20 novembre 2024
(avv. Antonello Tomanelli)
I sei missili di fabbricazione americana ATacMS lanciati da Kiev su autorizzazione di un Biden con una rappresentatività pari a zero, in quanto doppiamente dimissionario, non hanno sortito l’effetto sperato. Per fortuna. Ma i lievi danni causati dai frammenti dell’unico missile che è riuscito a bucare le difese primarie, hanno indotto Putin a modificare la dottrina nucleare russa.
Ora Mosca potrà ricorrere alle armi atomiche non soltanto per reagire ad un attacco di pari grado, ma anche all’utilizzo di armi convenzionali che possa mettere a repentaglio l’integrità della Federazione, se patrocinato da una potenza nucleare. In altre parole, Putin ha reso la possibilità di una guerra nucleare molto più realistica di quanto non lo fosse mai stata in 80 anni.
La legittimità dell’uso di armi nucleari in una guerra è controversa. Persino la Corte Internazionale di Giustizia, in un parere reso nel 1996, non ha dissipato ogni dubbio. Pur ribadendone, in linea di principio, la contrarietà al diritto internazionale bellico in quanto arma per definizione inidonea a distinguere tra obiettivi civili e militari, ha ammesso l’inesistenza di una norma che ne vieti espressamente l’utilizzo.
Attualmente l’unico trattato internazionale che proibisce l’uso in guerra delle armi nucleari sarebbe il TNPW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons), firmato a New York il 20 settembre 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021, ossia 90 giorni dopo il raggiungimento della cinquantesima ratifica, quella dell’Honduras. Che è certamente in buona compagnia, se si pensa che gli Stati sottoscrittori più importanti sono l’Olanda, peraltro l’unico paese con tessera NATO, il Brasile, il Sud-Africa e la Nuova Zelanda. Il resto sono i paesi comparsa che affollano le assemblee ONU ma che non avranno mai nemmeno la tecnologia per costruirsene una. Inutile dire che nessuno degli Stati attualmente possessori di armi nucleari ha nemmeno partecipato ai lavori della conferenza.
In sostanza, è come se in un ipotetico condominio formato dagli animali della Savana, venisse adottata una regola con il voto favorevole di zebre, facoceri, istrici, gufi reali e mandrilli senza la partecipazione di leoni e leopardi.
Per il momento, lo spettro dell’atomica si sta materializzando attraverso le cosiddette tattiche, ossia quelle con una potenza di qualche kilotone, che certamente non potrebbero mai preoccupare i paesi confinanti con l’Ucraina, nemmeno per il fall out delle scorie radioattive. E ciò renderebbe ingiustificabile un’aggressione nucleare plurima ai danni della Russia, non potendo invocarsi il famigerato art. 5 del Trattato NATO, dato che l’Ucraina non ne fa parte.
Stando così le cose, chiunque non abbia in totale disprezzo quei milioni di ucraini ostaggi di Biden e Zelensky, due presidenti con data di scadenza ampiamente superata, dovrebbe sperare e pregare che in questi ultimi due mesi che ci separano dall’insediamento effettivo di Trump, a qualche testa calda non venga in mente di istigare a qualche sortita di troppo Zelensky, che continua a sognare ad occhi aperti l’estinzione dei moscoviti, senza minimamente pensare ai suoi ucraini.