Bologna, 29 ottobre 2022
(avv. Antonello Tomanelli)
Io addirittura pensavo che di nome facesse Remo, quell’ex cantante 84enne da tempo caduto nell’oblìo, beccato da qualche voyeur mentre da tergo prima stringe il braccio, poi accarezza il fianco di Jessica Morlacchi, meteora del pop rock italiano come cantante dei Gazosa. Il tutto durante una puntata di «Oggi è un altro giorno», il programma condotto su Raiuno dalla perfida Serena Bortone.
A vedere il video viene anche da ridere, ma non credo che alla Morlacchi faccia piacere questa pubblicità. Non si dice sempre che bisogna tutelare la vittima? Una simile enfatizzazione per una carezza, che tra l’altro, se la Morlacchi l’ha avuta da uno come Memo Remigi, significa che ormai ci ha fatto l’abitudine. Come la starà prendendo lei? Una bella reprimenda dietro le quinte l’avrebbe sollevata, tanto quanto persuaso quel fessacchiotto di Remigi a mutare atteggiamento.
Sia pur forte, sarebbe stata una reprimenda certamente molto meno devastante di quella proditoriamente lanciata nella puntata successiva da Serena Bortone, che si è appositamente ritagliata un piccolo spazio proprio per sputtanare Remigi davanti a milioni di telespettatori, consegnandolo al pubblico ludibrio come quel vecchio porco reietto ufficialmente fuori dalla Rai.
È un amaro frutto del me too, quello spietato movimento planetario, nato negli USA improvvisamente come le Sardine in Italia, ma con conseguenze molto più drammatiche di quelle che ci arriverebbero da un monologo di Mattia Santori.
Ma è soprattutto l’aver equiparato la concupiscienza alla violenza sessuale la causa di tutto. Con la riforma penale del 1996 l’atto di Remigi, che prima poteva qualificarsi un’ingiuria, diventa una violenza sessuale. Chi finisce in tribunale per aver palpeggiato un sedere sulla metro, alla fine sul suo casellario giudiziale apparirà art. 609-bis codice penale, la stessa norma che si applica a chi immobilizza una donna, le strappa i vestiti e la sodomizza.
Non esiste norma penale applicata a comportamenti così antitetici. Ci vuole davvero uno sforzo intellettuale notevole, se non mala fede, per mettere sul medesimo piano una mano su una coscia e una violenza carnale.
E il potenziale datore di lavoro che volesse controllare la fedina penale di un candidato, leggendo art. 609-bis, cioè violenza sessuale, si immagina più la seconda ipotesi, che non la prima. Stessa cosa farei io.
E così uno come Memo Remigi viene messo alla gogna perché sorpreso al Var ad accarezzare un fianco femminile. Per la legge è considerato uno stupratore. E come tale è stato trattato. Neanche l’avesse fatto con la vincitrice di San Remo nell’atto di premiarla.
Penso che Memo Remigi non lo vedremo più in tv. Poco male, ormai nemmeno sapevamo più chi fosse. Ma a chi plaude alla triste fine di questo anziano stupidotto, dico soltanto: se di qui a breve gli dovesse venire un infarto, ricordatevi per cosa è morto.