La follia dei perdenti

Bologna, 19 novembre 2024

(avv. Antonello Tomanelli)

Cosa abbia spinto Biden a dare l’ok a Zelensky di lanciare sulla Russia i missili ATacMS, consegnatigli già un anno fa, ma soltanto dopo che Kamala Harris ha perso le elezioni, non è ben chiaro. Comunque, chi non ha un rapporto particolarmente erotico con la guerra non dovrebbe preoccuparsi più di tanto. Al di là dei toni allarmistici, si tratta di missili che fanno sicuramente male, ma con una gittata massima di 300 km. E Mosca dista 600 km dal confine con l’Ucraina.

Pare che lo scopo sia colpire i soldati nord-coreani che sono arrivati a Kursk per scacciare quelli mandati da Zelensky, che così facendo ha aperto ai russi un’autostrada nel Donbass direzione Kiev. L’obiettivo principale pare essere quello, e non sembra che a Zelensky importi più di tanto far fuori anche i propri soldati, pur di fare a pezzi il contingente nord-coreano insieme a qualche soldato russo. Del resto, Zelensky è sempre stato attratto dall’idea di condurre la guerra secondo il regolamento di una macelleria messicana. E ora ha il riverito consenso di Biden.

C’è però da rimanere quanto meno perplessi, soprattutto considerando la manifesta intenzione di Trump, già eletto e che a gennaio si insedierà alla Casa Bianca, di porre fine al conflitto. Se Zelensky sarà così irresponsabile da usare quei missili, la reazione di Putin è pressoché scontata. Altre macerie, altri morti. E per cosa? Nulla. Assolutamente nulla.

Perché se alcuni credono che Putin possa desistere dall’intenzione di sedersi al banco delle trattative, con Trump alla Casa Bianca, da una considerevole posizione di vantaggio, o peggio che possa perdere la testa, sono degli illusi. Questi missili ATacMS non cambieranno nulla, se non le statistiche su morti e danni. Perché quello che Putin perderà a Kursk, se lo riprenderà con gli interessi in Ucraina.

Quella dell’attuale amministrazione USA è un’uscita di scena poco dignitosa, che probabilmente screditerà l’intera compagine dei dem agli occhi dell’opinione pubblica americana, e non solo. Al di là delle proprie condizioni mentali, la rappresentatività di uno come Biden, insieme alla sua amministrazione uscente, risulta completamente depotenziata per effetto delle elezioni appena perse.

Uno dei principi caposaldo di una democrazia è che il governo che esce perdente dalle elezioni deve traghettare il paese fino a quando non si insedia quello nuovo. E nel frattempo può provvedere soltanto alla cosiddetta ordinaria amministrazione, nonché al compimento di quegli atti considerati indifferibili e urgenti, proprio perché la sua rappresentatività è ridotta a zero. Far rientrare, in una di queste due categorie, l’autorizzazione ad utilizzare le proprie armi per colpire un paese come la Russia con modalità senza precedenti, è soltanto un esercizio di follia.

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