Bologna, 25 settembre 2022
(avv. Antonello Tomanelli)
Che il quotidiano La Repubblica avesse da tempo incominciato una irrefrenabile discesa tra i gusti dei lettori, lo si era capito da un po’. Ma con la prima pagina di ieri si è autocondannata ad ovviare ai vuoti di memoria che non di rado ci colgono quando siamo al supermercato.
In barba all’art. 9 della L. 4 aprile 1956 n. 212, ieri Repubblica ha aperto la prima pagina intitolando a caratteri cubitali «non votate gli amici di Putin».
Forse solo gli increduli avranno notato l’occhiello a carattere due stampato sopra il gigantesco titolo, che mormorava: «Zelensky agli italiani». Come se qualcuno potesse percepire che ad invitare a votare contro coloro che in questi mesi sono stati bollati come amici del presidente russo, non fosse La Repubblica, ma davvero Vlodimir Zelensky.
L’art. 9 citato stabilisce che «Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda».
Propaganda più diretta di questa, fatta da uno stampatone come Repubblica, è in effetti difficile da immaginare. Ma cosa volete che importi a Repubblica, tanto la legge punisce la violazione del silenzio elettorale con una sanzionuccia da € 102 a € 1.032, sanzioni che generalmente vengono applicate nel loro minimo o poco più.
Spettacolare il fatto che in questi ultimi giorni, obbedendo puntualmente al suo irrinunciabile obbligo informativo, sulla home page di Repubblica è sempre stato reperibile un articolo che parla proprio del silenzio elettorale, con tanto di rimando a leggi e sanzioni.
Repubblica è diventata così, con al timone un grandissimo giornalista come Molinari. Che evidentemente non si chiede quanto possa essere credibile anche solo nei necrologi un quotidiano che mette in prima pagina un simile titolone, per giunta violando la legge che impone il silenzio elettorale.