Bologna, 1° marzo 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
Da oggi gli USA sono ufficialmente nemici dell’Ucraina. O meglio, di Zelensky. Quando si ha un nemico così, il primo pensiero che dovrebbe passare da una mente sana è svignarsela prima possibile.
Che tipo di trattamento gli avessero riservato all’interno della stanza ovale, già lo si era capito da come Trump lo aveva accolto all’arrivo, ironizzando sul suo look.
Ma poi la realtà ha di gran lungo superato la fantasia. Non si era mai visto un incontro tra capi di Stato degenerare in una rissa verbale. Trump ha umiliato Zelensky interrompendo ogni volta che apriva bocca per rimproverarlo e dargli dell’ingrato, dello sprovveduto e, alla fine, anche dello stupido che vuole giocare alla terza guerra mondiale. Mentre a dargli del cafone internazionale ci ha pensato il giovane J.D. Vance, che di Trump è il vice, probabilmente anche il successore, e che ha battuto molto sul rispetto che il presidente ucraino non stava manifestando al popolo americano.
Se Zelensky fosse stato preso a pesci in faccia materialmente, la gente ci avrebbe fatto meno caso. Alla fine ha lasciato la Casa Bianca con largo anticipo, senza neppure essere scortato all’auto di servizio.
Durante il duro confronto, Zelensky non sembrava un cane bastonato (anche se nei fatti lo era eccome), ma uno che effettivamente faticava a mettere a fuoco la situazione, nonostante un pratico Trump cercasse di fargli capire di avere delle carte di merda, addirittura peggiori di quelle nelle mani di chi in Europa continua a incoraggiarlo e a volerlo foraggiare.
Ma siccome Zelensky è una sorta di narcisista patologico, crede davvero che una UE spaccata e in piena crisi possa mettergli a disposizione i propri eserciti, aumentandoli di 300 mila unità e spendendo ogni anno la modica cifra di 250 miliardi di Euro per poter in qualche modo sperare di competere, tra quanto non si sa, con l’esercito di Mosca, che per inciso continua a proiettare la sua ombra minacciosa fino a Lisbona.
Convinto di pensare sempre la cosa giusta, Zelensky vuole continuare a fare la parte del belligerante, con le armi e i soldi degli altri, per esclusivo protagonismo. Magari pensa a quando intratteneva il pubblico televisivo facendo la rozza imitazione di un abitante della russofona Crimea, spesso colpita da gravi problemi idrici prima che Mosca la annettesse, che ospite in studio perde completamente la testa alla vista di una brocca d’acqua e ci si affoga senza ritegno. Giusto per constatare quanta strada ha percorso.
Ed è disposto a farsi massacrare in mondovisione sul ring allestito appositamente per lui alla Casa Bianca, pur di farsi riprendere al cospetto del presidente degli Stati Uniti, anche se al prezzo (carissimo per un capo di Stato eletto dal popolo) di un trattamento degradante e di una sconfitta umiliante. Uno così potrebbe proseguire ad oltranza, finendo per trascinare in uno scenario apocalittico chi, per stupidità o per drammatico errore di calcolo, scelga di puntare su un cavallo perdente.
Ma al di là di Zelensky, che in questa pericolosissima vicenda resta un personaggio minore, quello di Trump, più che un messaggio, è un colpo di avvertimento alla UE. Chi avverserà le iniziative del presidente USA, di certo non sarà trattato come Zelensky nello studio ovale, ma nella sostanza verrà lasciato al suo destino.