Cara Giuseppina, non sei un’eroina

Bologna, 19 gennaio 2023

(avv. Antonello Tomanelli)

Il minatore Aleksej Grigorevic Stachanov divenne famoso per aver ideato, ai tempi di Stalin, un nuovo metodo di estrazione del carbone. Con lui nel Donbass se ne raccoglievano più di cento tonnellate in meno di sei ore. Quella intuizione aumentò di quindici volte la produttività della sua squadra.

Stachanov rivoluzionò il concetto di lavoro minerario. Per questo il Cremlino gli attribuì l’Ordine di Lenin, la più alta onorificenza che si potesse ricevere in Unione Sovietica.

Ma se dopo un secolo i media celebrano con orgoglio Giuseppina Giuliano, la ragazza napoletana di 29 anni neoassunta come bidella in un liceo di Milano, costretta a svegliarsi alle quattro di mattina per presentarsi puntuale al lavoro dopo una folle corsa sull’Alta Velocità, facendo ritorno a casa esausta dopo le 23, qualcosa non torna.

In realtà, c’è tanto che non torna. Questa ragazza non è affatto una stachanovista, termine che nell’uso comune ha assunto un’accezione decisamente positiva. Usa il cervello semmai per produrre di più, non per autodistruggerti, le direbbe l’arguto minatore del Donbass.

Giuseppina rappresenta la forma più deleteria di schiavitù moderna. Da un lato, vi è la cancellazione della vita sociale di una persona, che passa la quasi totalità del dopolavoro su un treno. Dall’altro, una inaccettabile dispersione del proprio tempo utile.

Ma l’aspetto peggiore, il più inquietante, risiede proprio nella totale passività di questa donna, elevata a modello dai media. Non tanto per il fatto che probabilmente una sistemazione nel più profondo hinterland milanese le costerebbe meno del Frecciarossa, ma con il tragico inconveniente di dover abbandonare Napoli, anche se con la sua scelta Napoli la vede soltanto la domenica.

Quella di Giuseppina non è una lotta, ma una rassegnazione. Una vera eroina si indignerebbe per i due terzi di stipendio che dovrebbe sborsare per una sistemazione appena dignitosa. Il suo tempo libero, anziché passarlo sul treno, una vera eroina lo utilizzerebbe per fare le barricate contro uno Stato moderno che le offre un lavoro, ma non le garantisce la sopravvivenza per quanto sarebbe costretta a sborsare in una città come Milano per un pasto caldo e una branda.

Cara Giuseppina, quante violazioni della Costituzione contornano la tua avventura! L’art. 36, per esempio: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». In ogni caso.

E che dire dell’art. 3, comma 2°, che sancisce il cosiddetto principio di eguaglianza sostanziale? «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

E allora, cara Giuseppina, denuncia il tuo scandalo pretendendo quella libertà e quello sviluppo della persona che la Costituzione ti garantisce. Non puoi passare dodici ore sul treno lavorandone meno di sette, e vivere soltanto di domenica.

E farti ritrarre sorridente sul Frecciarossa dopo aver raccontato la tua storiaccia, non ti fa onore. Uno come Stachanov ti avrebbe compianto.

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