Bologna, 2 ottobre 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
In un paese come l’Italia, dove rapporti di lavoro a 5 Euro l’ora rappresentano il frutto amaro di una defatigante contrattazione collettiva, la CGIL ha preso in mano la guida del movimento propal attraverso Maurizio Landini, un urlatore professionista che ormai il termine «lavoratore» incomincia a guardarlo con insofferenza, quasi fosse fumo negli occhi.
Infatti il motto è: dobbiamo parlare d’altro. Da sola, Gaza è molto più importante, ma soprattutto meno imbarazzante, del fitto mazzo di contratti collettivi scaduti da anni, insieme al caro-affitti che sta espellendo persino il ceto medio dalle maggiori città. Questioni che rappresentano una vera incognita per milioni di lavoratori.
E così, ecco che dappertutto spuntano, nella stagione dei funghi, delegati di CGIL e USB che organizzano in poche ore proteste di massa, con enormi striscioni freschi di conio, e che con la vita quotidiana italiana non c’entrano assolutamente nulla, arrivando ad estendere una ormai evidente polarizzazione a un caso ridicolo come quello della nomina di Beatrice Venezi alla direzione musicale del teatro La Fenice.
Su Gaza i toni incominciano a diventare violenti. E quando accade che una massa di teste calde e depensanti decide di sfasciare tutto nel nome di Hamas, la reazione dei polarizzatori è univoca: noi condanniamo la violenza, ma il governo deve sconfessare Israele e benedire la Palestina. Il messaggio che viene colto è: se non lo fa, sfasciare tutto può essere anche comprensibile.
Daniele Ara, assessore alla Scuola e alla Pace del comune di Bologna, nel protestare contro l’azione di Israele sulla Flotilla (che secondo lui, assessore alla Pace, aveva tutti i diritti di forzare il blocco navale), si fa promotore di grandi movimenti «radicali e pacifisti». E quasi intima pubblicamente alla comunità ebraica bolognese di prendere le distanze da Israele. Un modo spettacolare per additare i colpevoli proprio a quei violenti che ufficialmente non sono graditi.
A Reggio Emilia il sindaco del PD non reagisce, anzi sorride, quando Francesca Albanese, da lui invitata, lo rimbrotta davanti a un pubblico pro-Hamas per aver detto poco prima che per fermare la guerra è necessario che gli ostaggi israeliani vengano restituiti alle loro famiglie. Una cosa ovvia, che anche un cretino capirebbe. E continua il sindaco a mantenere con estrema naturalezza quella faccia da ebete anche quando più tardi la ospite dichiarerà che «un terrorista non va giustificato, ma capito».
Ecco. Quando ci si imbatte in casi simili, la speranza di un lieto fine incomincia a svanire.