Bologna, 25 gennaio 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
Aryna Sabalenka resta la numero uno del mondo, ma non ce l’ha fatta a vincere il suo terzo slam. Nella Rod Laver Arena di Melbourne si è trovata di fronte l’americana Madison Keys, un’autentica macchina sparapalle che non le ha regalato nulla, ma proprio nulla. E non sono pochi quelli che si staranno chiedendo come questa possa essere stata la sua prima vittoria di un torneo del Grande Slam.
Da un lato, la 26enne bielorussa, un’atleta di 1.82 x 83 kg, misure impressionanti per una donna, con la coreografia dei suoi servizi di rara eleganza, che sembrano improntati al più classico dei balletti, seguiti da dritti e rovesci sempre accompagnati da un sonoro che evoca i film di Bruce Lee. Dall’altro, la potenza geometrica della 29enne americana, che spesso ha dato l’impressione di spedire la palla esattamente dove voleva, ossia nel punto più lontano dall’avversaria.
La fotografia finale di questo avvincente match, che si è concluso soltanto al terzo set, è tutto nei primi piani delle due finaliste. La Keys circondata dal suo festante staff, con il viso solcato da lacrime di gioia. La bielorussa sola e rannicchiata nel suo angolo con un asciugamano bianco che le copre la testa, ma non abbastanza per nascondere le lacrime di disperazione. Un’occasione mancata dopo un torneo strabiliante, per la tennista più corretta del circuito.
Un curioso dato. Nei quarti di finale l’americana aveva sconfitto l’ucraina Elina Svitolina, che nel precedente match, per prassi consolidata, aveva rifiutato di stringere la mano alla russa Veronica Kudermetova nel più volgare, patetico e vigliacco j’accuse. Contrariamente all’americana Keys, che a fine partita ha platealmente abbracciato la Sabalenka, e durante la cerimonia finale ha quasi più badato a sorridere e a complimentarsi con l’avversaria, che non a godersi il trofeo appena conquistato
Il segno tangibile di un nuovo e tanto auspicato corso.