Bologna, 31 ottobre 2024
(avv. Antonello Tomanelli)
Finora un centinaio i morti accertati, ma le autorità trasudano pessimismo, perché la conta è ben lontana dal chiudersi. Valencia è stata colpita da quella che a memoria d’uomo pare la più violenta alluvione mai abbattutasi sulla Spagna.
Ironia della sorte, la tragedia ha colpito proprio la città designata dalla Commissione Europea quale Capitale Verde del 2024, titolo basato su una approfondita valutazione di 12 indicatori: aria, rumore, rifiuti, acqua, natura e biodiversità, usi del suolo, eco-innovazione, mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, mobilità, efficienza energetica e governance.
Insomma, qualcosa non torna. Come non tornano le dichiarazioni di alcuni presunti esperti sulle cause di tutto ciò. «Mai così caldo da 100 mila anni!», tuona mettendoci però la faccia Carlo Buontempo, direttore del Climate Change Service di Copernicus, una sorta di think tank della transizione ecologica.
Basta parlare con qualsiasi studioso, nemmeno troppo specializzato e che non sia in odore di compravendita, per rendersi conto che si tratta di un’autentica dabbenaggine.
Proprio 100 mila anni fa iniziava l’ultima glaciazione, detta glaciazione di Würm, che si concludeva intorno all’anno 10 mila a.C., e che registrava temperature medie di almeno 8 gradi inferiori alle nostre. Il livello dei mari era di circa 120 metri inferiore a quello attuale e i ghiacciai ricoprivano un terzo delle terre emerse. Europa continentale, Asia settentrionale, Canada e America del Nord erano seppellite da una coltre di ghiaccio che in alcune zone raggiungeva i due km di spessore.
Ma la temperatura incominciò ad aumentare gradualmente, fino a raggiungere i livelli considerevoli di quelli dell’Impero Romano. Annibale varcava le Alpi con 37 elefanti e Roma prosperava nel commercio e nell’agricoltura, grazie ai tre gradi in più nell’area del Mediterraneo rispetto a quelli attuali. In primavera e in estate arrivavano puntualmente abbondanti piogge e gli eventi estremi non mancavano. Solo che i Romani erano molto più bravi e più pratici di noi nel fronteggiarli, anche perché non avevano un’ideologia green cui asservirsi.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio del Medio Evo, la temperatura tornò ad abbassarsi di circa tre gradi. Il freddo durò qualche secolo e il caldo ritornò intorno all’anno 1000. L’esploratore vichingo Erik Thorvaldsson scopriva una nuova terra con immense distese verdi, dandole il nome di Grønland (letteralmente «terra verde»).
A partire dal 1300 circa ricominciò una nuova piccola era glaciale, che durerà fino alla metà del XIX secolo. In inverno Tamigi e Senna ospitavano mercati e le fiere del ghiaccio erano la gioia dei pattinatori. I porti di Marsiglia, Genova, Venezia cessavano ogni attività. Gelava persino il Tevere, anche se sporadicamente. Il 1816 verrà ricordato come «l’anno senza estate», il colpo di coda del grande gelo medievale.
Quando la temperatura globale riprese a salire, la corrente del Labrador traportava enormi cumuli di ghiaccio dal mar glaciale artico. Sarà uno di questi iceberg a segnare la fine del Titanic, affondato nella notte del 15 aprile 1912 al largo dell’isola di Terranova.
Il riscaldamento globale attuale è dunque il frutto di una variazione climatica che si ripete puntualmente e ciclicamente da più di 10 mila anni. Lunghi periodi caldi che si alternano a lunghi periodi freddi a partire dall’ultima glaciazione. L’attività antropica c’entra poco o nulla. In questa faccenda, di antropico vi è soltanto un gruppo di utili idioti che si sgolano nell’annunciare l’imminente fine dell’Umanità, ben disposti a tassare masochisticamente se stessi e le future generazioni in omaggio a quella che può tranquillamente definirsi la bufala del millennio: l’ideologia green.