Bologna, 17 settembre 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
Ieri sera a Cartabianca si è toccato uno dei momenti più cupi della storia della televisione italiana. Enzo Iacchetti, un comico che non ha mai fatto ridere nessuno, se non per mera compiacenza, ha aggredito verbalmente un compassatissimo Eyal Mizrahi, presidente della Federazione Amici di Israele, addirittura minacciando di passare alle vie di fatto.
Lo scontro verbale verteva su Gaza. «State mandando via i palestinesi da secoli!», ha gridato Iacchetti, manifestando non poche lacune in storia, cosa peraltro comprensibile, considerando il soggetto. L’aggressività di Iacchetti, probabilmente indotta dalla sua nota condizione di alcolista, a un certo punto ha spinto Mizrahi, che aveva appena definito quello di Netanyahu «il peggior governo della storia di Israele», a dargli del fascista.
Non l’avesse mai fatto. «Stronzo! Vengo giù e ti prendo a pugni!», ha urlato Iacchetti come un cane rabbioso, dopo aver pronunciato, in piena fascia protetta e tra l’imbarazzo generale, parole come cazzo culo merda stronzate e puttane. Timidissima la reazione della Berlinguer, unicamente preoccupata di minimizzare la figuraccia del comico comatoso, che per inciso con quella frase ha commesso il reato di minacce. Sullo sfondo, il non più lucidissimo Mauro Corona si chiedeva perché mai si conferisse a uno come Mizrahi il diritto di parola. La replica dell’israeliano («questa è la sua democrazia») ha lasciato il segno.
Quando, in un paese civile come dovrebbe essere il nostro, si consente, in un programma di approfondimento informativo, di bullizzare volgarmente un ospite in diretta addirittura auspicando la sospensione dei suoi diritti costituzionali, allora significa che quel paese sta sbracando.
Sta sbracando perché i responsabili della trasmissione non hanno immediatamente accompagnato all’uscita un comico che si professa antifascista, ma che ieri sera ha fornito ampia prova che del fascismo non ne disdegna i metodi.
Sta sbracando perché coloro che hanno solidarizzato con Iacchetti, sono gli stessi che gridavano al fascismo quando, all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, le giornaliste russe in collegamento da Mosca venivano travolte dagli epiteti dei progressisti presenti in studio.
Certo, chi arriva a usare uno come Enzo Iacchetti in funzione antisionista, tanto a posto non deve essere. E su questo avanzare dubbi non sarebbe serio. Pur se alla base della sottoposizione a tutela del comico cremonese potrebbero anche esserci ragioni squisitamente umanitarie, posto che tutti, ma proprio tutti, hanno diritto ad un panino al mese.