Bologna, 20 giugno 2025
(avv. Antonello Tomanelli)
E’ suggestivo come gli odiatori di Israele abbiano sempre cercato di attribuire il pogrom del 7 ottobre ad Israele stesso, addebitandogli qualche voluta omissione o ritardi nel respingere l’assalto di Hamas e di un nutrito numero di civili volenterosi, o addirittura sostenendo che i soldati israeliani avrebbero bersagliato con gli elicotteri la propria gente per poi incolpare Hamas. Mentre invece, nel caso dei missili iraniani lanciati in questi giorni, ai comportamenti quanto meno negligenti da parte della difesa israeliana non vi è cenno.
Il motivo è evidente. Il 7 ottobre fu un attacco brutale, da epoca pre-illuminista, quindi è meglio non far risaltare quella similitudine con le bestie feroci che recava in sé, riportando il tutto ad una falla nelle capacità difensive di Israele, se non ad una malcelata volontà del Mossad.
Invece, i missili che in questi giorni si sono abbattuti sul suolo israeliano sono, per alcuni, esclusivo frutto di una indiscussa superiorità tecnologica della Repubblica Islamica. Nessuno di costoro coglie la strana circostanza che se nei primi giorni, per bucare la difesa israeliana con un paio di missili, Teheran era costretta a lanciarne un paio di centinaia, oggi ne bastano venti per farne arrivare a destinazione quattro.
E non è un caso se con l’aumentare della apparente quanto presunta capacità offensiva missilistica iraniana, le navi da guerra USA ormeggiate nelle basi mediorientali stiano prendendo il largo. Né la carta dei missili ipersonici che Teheran sta giocandosi nelle ultime ore potrebbe in qualche modo cambiare le sorti del conflitto, dato l’esiguo numero a disposizione e l’impossibilità, nella situazione odierna, di incominciare a produrli in serie, come invece sta facendo la Russia. Con il risultato che presto l’Iran si troverà a dover fronteggiare gli attacchi israeliani e americani via cielo con le ultime risorse: gli F-14 e gli elicotteri Cobra, entrambi di fabbricazione USA e residuati dei tempi di Reza Pahlavi.
Insomma, l’Iran sta cascando nella trappola tesa da Israele e USA come un pollo. Se un regime retto da esseri raziocinanti aprirebbe immediatamente le porte all’AIEA per qualsiasi ispezione facendoci pure la diretta tv, oltre ad astenersi dal lanciare alla cieca missili contro lo Stato ebraico, oggi vediamo Khamenei gridare che «Alì ritorna a Khaybar» e che «con l’aiuto di Allah la Repubblica Islamica trionferà sul regime sionista per volontà di Dio», con alle spalle l’immagine di un uomo che varca il cancello di un castello brandendo la spada, sotto un cielo cosparso di fulmini. Un pazzo.
Più di un indizio indica che l’orologio digitale che campeggia in piazza della Palestina nel centro di Teheran, issato per segnare il countdown dell’esistenza di Israele, abbia assunto ormai un significato autoironico.