Razzisti, razzisti, fortissimamente razzisti

Bologna, 2 gennaio 2025

(avv. Antonello Tomanelli)

Con la notizia del maltrattamento del calciatore belga di colore Stephane Omeonga, prelevato a forza dalla polizia di Fiumicino da un volo low cost, si è decisamente toccato il fondo. Beninteso, il fondo l’hanno toccato coloro che hanno scorto in quei fatti un episodio di razzismo, senza considerare il caso con un minimo di logica, che nell’imperante ideologia woke latita paurosamente. E il fatto che in questo caso la compagnia aerea battesse bandiera israeliana, ha notevolmente semplificato la chiusura del cerchio.

I fatti. Stephane Omeonga gioca nel Ihud Bnei Sakhnin, squadra di calcio israeliana. Proveniente da Bruxelles, dove ha passato la vigilia di Natale con la famiglia, ha fatto scalo a Fiumicino. Poco prima che l’aereo decollasse per Tel Aviv, uno steward lo ha invitato a scendere dall’aereo, perché – dice il calciatore – vi erano problemi con i suoi documenti.

Stephane non capisce. Ha un regolare permesso di soggiorno in Israele (né potrebbe essere altrimenti, visto che ci lavora) e non pensa minimamente a lasciare l’aereo. Viene chiamata la polizia. Ne segue una discussione di circa 40 minuti, al termine della quale i poliziotti ammanettano Stephane e se lo portano via di peso. C’è un video, girato da un passeggero, che documenta il tutto.

Una volta fuori dall’aereo e lontano da occhi indiscreti, Stephane sarebbe stato insultato, umiliato e picchiato dai poliziotti, con un ginocchio premuto sulla testa che tanto ricorda gli eccessi della polizia USA, e infine rinchiuso per qualche ora in una cella di sicurezza senza acqua né cibo. La polizia nega, valutando una querela per diffamazione.

Non sappiamo cosa sia in realtà accaduto tra Stephan e i poliziotti di Fiumicino. Si sa soltanto che Stephane ha reagito malissimo all’invito della polizia di scendere dall’aereo. Un conto è ignorare le parole di uno steward. Altro è rifiutarsi di obbedire all’ordine di un pubblico ufficiale, che come tutti sanno è legittimato a usare la forza. Tant’è che il calciatore è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale.

Ma il motivo di tutto ciò?

Secondo una notizia imprecisa, poi propalata da chi sovente si dimentica il cervello nel congelatore, Stephane sarebbe apparso, come di incanto, in una sorta di black list redatta dallo Stato ebraico. In poche parole, pur avendo un regolare permesso di soggiorno grazie al contratto stipulato con la società calcistica del Bnei Sakhnin, per Israele Stephane sarebbe improvvisamente diventato un indesiderato. Perché è nero, sentenziano i più arguti. Quale potrebbe essere l’ipotesi alternativa?

In realtà, la black list in cui è comparso il nome di Stephane sarebbe proprio quella della compagnia aerea israeliana. Chi qualche volta ha volato sa benissimo che diverse compagnie aeree rilevano i comportamenti bizzarri dei propri passeggeri, imponendo loro una sorta di daspo sui propri velivoli. La casistica è sterminata. Gente che litiga per futili motivi, usa il cellulare, si ubriaca aggredendo i membri dell’equipaggio, fino ad arrivare ad orinare tra i passeggeri.

A parecchi italiani è stato imposto il divieto di spostarsi, ad esempio, con Ryanair. Peraltro, come accade di consueto, con il viaggio di ritorno già pagato, proprio per aver creato problemi in occasione di quello di andata.

I motivi per i quali Stephane Omeonga sia stato radiato dalla compagnia aerea israeliana non sono noti, anche se traspare una scarsa organizzazione nel gestire i dati personali dei passeggeri, se Stephane è riuscito comunque ad accomodarsi sul sedile prenotato. Forse lo diventeranno nei giorni a venire. Ma uno che si rifiuta di obbedire persino alla polizia, è probabile che qualcosa abbia combinato. E non essendo Lukaku o Thuram, la notizia non si è diffusa.

Ma Stephane è nero. Quanto basta agli arguti di cui sopra per far scattare la doverosa accusa di razzismo. Perché per questi arguti è fin troppo chiaro che se al posto di Stephane vi fosse stato il proverbiale privilegiato bianco, occidentale, possibilmente eterosessuale, di fronte alla sua riluttanza a scendere dall’aereo, i poliziotti gli avrebbero risposto: «D’accordo, se proprio insiste, rimanga pure. Ci scusi per il disturbo e buon volo».

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