La passeggiata della morte

Bologna, 4 novembre 2024

(avv. Antonello Tomanelli)

Se Masha Amini, la ragazza 22enne che fu pestata nel settembre 2022 dalla polizia morale iraniana perché non indossava correttamente il hijab, è morta ufficialmente per «problemi cardiaci congeniti», immaginiamo quali conclusioni confluiranno nel rapporto del coroner dopo l’esame del corpo di Ahoo Daryaei, la studentessa che ha deciso di sfidare il regime degli Ayatollah sfilando in mutande e reggiseno nell’affollato cortile del Dipartimento di Scienze e Ricerca dell’Università Azad di Teheran. Perché a quest’ora, il suo corpo potrebbe giacere su un gelido tavolo di qualche istituto di medicina legale.

Già le autorità iraniane hanno confezionato frettolosamente un video in cui il marito parla delle malattie mentali da cui Ahoo sarebbe affetta. Quella della follia è una carta giocata spesso e volentieri dal regime dei turbanti, anche di fronte a reati palesemente di natura politica. Durante i disordini del settembre 2022, un uomo venne fermato in auto con all’interno un cartello recante la scritta «è finita l’era dei governi arroganti». A graziarlo ci pensò la benevole tolleranza di una corte islamica, commutandogli la condanna a morte per impiccagione in un periodo indefinito di ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario.

In Iran, come in ogni paese in cui vige la Sharìa, chi vìola le sue rigidi regole non fa una bella fine. L’adulterio è sempre punito con la pena di morte. L’omosessualità pure, ma solo per chi esercita il ruolo di passivo, mentre l’attivo in genere riesce a cavarsela con 100 frustate. Il regime dei turbanti, però, è magnanimo. Offre al passivo la possibilità di salvare la pelle attraverso un forzato cambio di sesso in una clinica statale specializzata. Se vuoi sentirti donna devi diventarlo, perché come disse l’ex presidente Ahmadinejad in uno spettacolare discorso alla Columbia University di New York, in Iran l’omosessualità non esiste.

Dalla rivoluzione komeinista ad oggi, circa 7 mila omosessuali sono stati giustiziati. Ma in Iran la pena di morte è comminata per una miriade di reati, compresi la prostituzione e la blasfemia. Come numero di esecuzioni, l’Iran è secondo soltanto alla Cina, che però conta un miliardo e mezzo di abitanti. Ed è l’unico paese al mondo ad applicare la pena di morte anche ai minori.

In un simile agghiacciante contesto, la giovane Ahoo Daryaei va considerata un’eroina. Ma non si vedono molte donne manifestare in suo favore. A maggior ragione quelle sedicenti femministe, che anche qui su Facebook sono solite insorgere, mantenendo la faccia seria, per una palpata di chiappe o per una battuta misogina, lanciando anatemi contro la cultura patriarcale di cui ogni uomo sarebbe, a loro dire, irrimediabilmente intriso fin dalla fase della gestazione. Mentre tacciono vigliaccamente, ma anche confusamente e per propri personali limiti intellettivi, quando sul banco degli imputati siede un paese come l’Iran. Credimi Ahoo, non immagini quanto hai da insegnare a queste povere donne.

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