Aveva ragione pasolini

Bologna, 22 aprile 2024

(avv. Antonello Tomanelli)

Lo spettro del fascismo, si sa, è un argomento che tira sempre, anche se di questo governo a preoccupare dovrebbe essere la sua generale e totale incompetenza, riferita anche alla tutela degli interessi nazionali. Quindi, il Pd fa bene, dopo aver fornito la tanica di benzina, a soffiare sul fuoco gridando alla censura. Perché troverà sempre qualcuno che gli crede.

In realtà, nelle ultime 48 ore abbiamo assistito ad uno spettacolare ribaltamento della realtà. A finire sotto accusa è stata la decisione dei vertici Rai di non consentire allo scrittore Antonio Scurati la lettura, all’interno di «Che sarà», il programma condotto su Raitre da Serena Bortone, di un monologo sul 25 aprile, che in realtà è un duro attacco a Giorgia Meloni. Colpevole, a detta dello scrittore, di essersi dissociata dal fascismo soltanto sul tema delle leggi razziali. Una litania vecchia quasi quanto lo stesso Scurati. Di qui la censura di viale Mazzini.

Vi è anche l’ennesimo invito al pdc a dichiararsi antifascista. Cosa che la Meloni, ormai lo sanno anche i sassi, non farà mai, per il semplice motivo che antifascista non lo è.

Il monologo verrà comunque letto da Serena Bortone in persona, all’interno del suo programma, e ripreso anche nello spazio di Massimo Gramellini, lo stesso che definì i soldati del Battaglione Azov «nazisti buoni».

Il problema, però, non è il contenuto di quel monologo, che di per sè rientra senz’altro nel diritto di critica politica. A dover inquietare è il mezzo adoperato: la Rai. Ma soprattutto il periodo. Siamo in campagna elettorale, da quando Mattarella, con d.p.r. 10 aprile 2024, ha convocato i comizi elettorali per le europee dell’8 e 9 giugno.

Con la convocazione dei comizi elettorali sono scattate le rigide regole della par condicio, dettate dalla Legge n. 28 del 2000, che disciplina la comunicazione politica. All’art. 3 troviamo, tra le varie tipologie di comunicazione politica consentite, i «messaggi politici autogestiti», dove un rappresentante di lista «espone un programma o un’opinione politica» con un messaggio della durata da uno a tre minuti. Questi messaggi «non possono interrompere altri programmi, hanno un’autonoma collocazione e sono trasmessi in appositi contenitori, di cui ogni emittente comunica alla Commissione o all’Autorità, con almeno quindici giorni di anticipo, la collocazione nel palinsesto». Qui si parla della Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai e della Authority per le Comunicazioni.

Il monologo di Scurati rientra evidentemente nella tipologia del «messaggio politico autogestito». Ma Scurati non è candidato. E nel leggere quel monologo, la Bortone ha interrotto il proprio programma, lo stesso monologo non ha avuto una sua autonoma collocazione e tanto meno è stato trasmesso in un apposito contenitore. Né risulta alcuna preventiva comunicazione alla Commissione di Vigilanza Rai.

Insomma, tutti i parametri fissati dalla legge sulla par condicio del 2000 sono stati violati.

Che il presente governo sia una corte dei miracoli, tanto che nessuno al suo interno si sia accorto di questa palese violazione di legge, ripiegando su vaghe quanto improbabili ragioni editoriali per giustificare la rottura con Scurati e per incassare le bordate di fischi che sono seguite, è la naturale conclusione alla quale chiunque giungerebbe dopo aver dato un’occhiata alle regole sulla par condicio.

Il 25 aprile rappresenta la festività più importante della nostra storia. Strumentalizzarla per creare un vulnus nello Stato di Diritto, è un qualcosa che non può avere nulla a che vedere con l’antifascismo. E chi non capisce questo, non può definirsi antifascista.

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